La cannabis ad uso medico da sempre ha seguito una strada tortuosa in Italia, essendo in qualche modo vista come una droga più che come una terapia, lampante esempio è che le ultime decisioni in merito sono state prese contestualmente al decreto di depenalizzazione di alcuni reati, in cui un articolo si occupa proprio di cannabis ad uso medico.
Tuttavia l’avvenuta derubricazione del reato da penale ad amministrativo affronta solo aspetti puramente procedurali e non sostanziali della questione della coltivazione ad uso medico, in sostanza, chi ha l’autorizzazione alla coltivazione di cannabis con fini medici o di ricerca per le farmacie e i farmacisti preparatori, non rischia più sanzioni di tipo penale se viola in qualche modo le prescrizioni ma semplicemente sanzioni pecuniarie.

Non si tratta a questo punto, come è stato cercato di spiegare per lungo tempo da parte degli enti preposti, di una depenalizzazioni del reato di coltivazione, ma di rendere amministrativo quello che oggi è un reato di natura penale e riguardante solo chi non ha l’autorizzazione alla coltivazione a scopo terapeutico e viola le prescrizioni in essere, quindi al di fuori di questo quadro generale la coltivazione è e resterà reato.

L’autorizzazione alla coltivazione è già stata data per l’uso terapeutico lo scorso anno ed è già stato avviato un percorso di depenalizzazione di alcune prescrizioni, ad oggi l’impianto di produzione autorizzato “l’istituto farmacologico militare” ha un processo autorizzatorio in presenza delle prescrizioni in cui ci sono delle violazioni, in prima istanza è prevista un’ammenda, e nel caso la situazione non venga sanata viene revoca l’autorizzazione, come si può notare dunque la normativa segue questa linea non sposando in alcun modo la depenalizzazione.

Quando si prendono in esame questi aspetti si tende sempre a confondere la personale posizione sulla depenalizzazione o meno delle droghe, che può essere contraria o meno per un principio etico, con la necessità di gestire gli impianti autorizzati per legge, dove sono presenti questioni tecniche e procedure interne da affrontare per sviluppare il principio attivo della cannabis ad uso medico.

In queste situazioni un approccio penale sarebbe ovviamente un intralcio, ponendosi in una posizione di rigore amministrativo, invece, con ammende pesanti e ritiri delle deleghe in caso di mancata risoluzione dei problemi, l’intenzione è di stimolare la trasparenza e l’efficienza del sistema.

cannabis ad uso medico in Italia


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